Carissimi rockers è con estremo piacere che vi do il bentornato nel nostro solito salotto di L.A.C.K.S. È arrivato il momento di parlare di colui che è diventato negli anni il simbolo del grunge. Il compianto front man dei nirvana Kurt Cobain.
Oggi voglio raccontarvi di quel ragazzo delicato, eccessivamente empatico, dall'anima delicata come una rosa di cristallo. Non poche spine sono dovute essere apposte sul gambo di quel fiore durante la sua troppo breve vita. Dopo il divorzio dei suoi genitori iniziò per lui un vorticoso viaggio di introversione che si ingarbugliava sempre più ogni volta che veniva spostato da una casa all'altra, discorrendo per ogni grado di parentela possibile, riposto in uno sgabuzzino come un oggetto che stona con l'arredamento scelto, nascosto come polvere sotto al tappeto. Anche se la volontà di chi si doveva prendere cura di Kurt non era quella di fargli del male egli stesso provava sempre più vergogna verso i suoi pari e una crescente sensazione di inadeguatezza al mondo e alla vita.
Come non capirlo, d'altra parte si sa, chi vive situazioni del genere è costretto per scelte altrui ad affrontare problemi per cui non si potrà mai affermare di esser pronti. "Ad Aberdeen ci sono solo due cose da fare: fumare erba e suonare. Io ho fatto entrambi, una era l'illusione di poter evadere dal labirinto in cui mi trovavo, l'altra era la roccia da cui potevo urlare il mio sdegno per ciò che non meritavo." Quel ragazzo biondo ci si aggrappò con tutte le sue forze a quella chitarra e in una stanza di un metro per due iniziò a scrivere la bellissima storia di quella band chiamata Nirvana.
Kurt insieme a Dave Grohl, Krist Novoselic e Pat Smear hanno rappresentato un qualcosa vicino all'indescrivibile per l'intera generazione che dal 91 al 94 ha avuto la fortuna di vederli nascere, crescere, evolvere e dissolvere. Vi cito un episodio che vede coinvolta una persona a me cara e ve lo racconto in breve con le parole che usò quel giorno, dietro ad una cattedra, durante la ricreazione di una mattina qualsiasi della mia terza superiore: "Il concerto dei Nirvana a Roma fu decisamente diverso da quello che vidi a Modena dei Guns n' roses. Perché? Numero uno perché al secondo andai con altre persone alla luce di tutto e tutti mentre a Roma ci arrivai nel segreto più totale come i miei compagni di viaggio, ragazzini incoscienti e bramosi di vedere e sentire la voce che ci aveva devastato l'esistenza. Numero due,cazzo! Kurt Cobain ci ha afferrato l'inconscio, sbattuto a terra, sepolto per farne nascere uno nuovo. Potevo perdermelo a due ore da casa?! Col cazzo!".
Queste furono le parole con cui ho conosciuto la musica grunge, quelle di un professore di lettere che faceva parte di quella generazione che più di tutti fu sconvolta dal sound dei Nirvana. A queste parole voglio aggiungere della musica ed oggi ho scelto "Something in the way", perché penso sia quella che più incarna la vita di Kurt e di tutte le persone empatiche e fragili che, con sempre più grandi difficoltà, faticano a trovare il loro posto nel mondo. Perché non è raro costruirsi castelli in aria e amici immaginari che siano il riflesso comprensivo del nostro io. Perché alla fine come sempre sentirò sulla mia pelle, nel mio profondo, "è giusto mangiare i pesci perché in fondo non hanno sentimenti". Trovate quel qualcosa che vi faccia andare avanti nel cammino, che vi faccia vivere e non soltanto sopravvivere. Trovate ciò che Kurt smise di cercare quel mai dimenticato 8 aprile 1994. Con le note di questa canzone nelle orecchie vi lascio alle sue ultime parole; quelle scritte all’amico immaginario della sua infanzia, “Boddah”, attraverso le quali confessa la sua disperazione. Mi congedo salutandovi con un caloroso abbraccio miei aficionados, miei LACKERS, stay tuned, fill your L.A.C.K.S. e premete play, alla prossima puntata, sempre qui nel nostro salotto.
«A Boddah. Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere un bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, come l’etica dell’indipendenza e della comunità si sono rivelati esatti. Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento alzarsi forte l’urlo del pubblico, non provo quello che provava Freddie Mercury, che si sentiva inebriato dalla folla, ne traeva energia e io l’ho sempre ammirato e invidiato per questo. Il fatto è che non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l’apprezzo, Dio mi sia testimone che l’apprezzo, ma non è abbastanza). Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo coinvolto e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Sono troppo sensibile. Ho bisogno di stordirmi per ritrovare quell’entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fan della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti. C’è del buono in ognuno di noi e credo di amare troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, pezzo dell’uomo Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda di quando ero come lei, pieno di amore e gioia. Bacia (Frances, ndr) tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l’idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. Pace, amore, empatia. Kurt Cobain. Frances e Courtney, io sarò al vostro altare. Ti prego Courtney tieni duro, per Frances. Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me. VI AMO. VI AMO. »
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